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Come scegliere un olio di oliva di alta qualità

    La qualità dell’olio di oliva è un fattore molto importante ma scegliere un olio extravergine di alta qualità non è così semplice perché entrano in gioco diversi fattori, dalla percezione del colore fino al tipo di packaging offerto. Tuttavia, ci sono alcuni accorgimenti sui quali è bene soffermarsi al momento dell’acquisto per distinguere un olio di alta qualità da uno di bassa qualità.

    Valutare il prezzo del prodotto

    Solitamente, anche se non sempre è un principio valido, a prezzi elevati corrispondono prodotti di ottima qualità; questo concetto può essere applicato verosimilmente anche all’olio.

    Un litro di olio extravergine di oliva di qualità dovrebbe avere un prezzo che si aggira attorno ai 6,50-7,00 euro al litro; quelli con un prezzo molto inferiore, potrebbero avere una qualità più scadente. Il prezzo di un olio extravergine di oliva di alta qualità, invece è più elevato. Una bottiglia da 500 ml dovrebbe avere un prezzo dai 7,00 ai 10,00 euro, mentre una bottiglia da 750 ml dovrebbe aggirarsi attorno ai 9,00-13,00 euro. E’ di questi giorni la notizia di una proposta di legge (leggi qui l’articolo) per dire stop alla vendita sottocosto dei prodotti agricoli che sta diventando abitudine di alcuni centri commerciali.

    Prestare attenzione al materiale del packaging

    La forma del contenitore non ha, in questo caso, una grande influenza nel valutare la qualità dell’olio contenuto. Generalmente, infatti, la forma è semplicemente un aspetto del design che non incide sul tipo di prodotto, ma è solo il risultato di un determinato tipo di marketing aziendale.

    Il materiale con il quale è realizzato il packaging, invece, è un aspetto molto importante; indipedentemente dal tipo di materiale utilizzato (vetro, latta o altro), è fondamentale che l’olio sia al riparo da luce ed aria, capaci di innescare in breve tempo processi di ossidazione dell’olio.

    Leggere attentamente l’etichetta

    Le etichette caratterizzano la bottiglia di olio, rendendola più o meno appetibile agli occhi dei consumatori. Se dal punto di vista grafico non forniscono particolari indicazioni, è importante verificare la presenza di alcuni dati che possono essere d’aiuto per valutare meglio la qualità del prodotto.

    Denominazione di vendita

    E’ la prima caratteristica da valutare nella scelta dell’olio; esistono, infatti, diverse categorie di olio ed è, quindi, importante distinguere quelli che sono oli di oliva extravergine da quelli di oliva o di vergine di oliva.

    Provenienza delle olive

    E’ importante verificare la provenienza delle olive con le quali è stato realizzato l’olio; spesso, infatti, la grafica inganna il consumatore, facendo credere che l’olio sia italiano quando, invece, proviene da altri Paesi. Capita non di rado che l’olio d’oliva che si acquista sia realizzato da olive spremute in Italia, ma provenienti da coltivazioni estere.

    Conservazione e lotto di confezionamento.

    Solitamente, è preferibile scegliere l’olio extravergine nuovo; il numero del lotto di confezionamento, invece, è utile per facilitarne la rintracciabiltà.

    In genere, è bene preferire le etichette chiare, leggibili e con maggiori informazioni.

    DOP (Denominazione di Origine Protetta)

    Un’altra indicazione utile per valutare la qualità di un olio extravergine di oliva è la presenza o meno del marchio DOP, denominazione di origine protetta. In questo caso, si è di fronte ad un olio che subisce ulteriori controlli rispetto a quelli previsti dalla normativa. Inoltre, indica che la coltivazione delle olive e la successiva lavorazione avvengono nella zona di produzione DOP indicata e non altrove. Ovviamente, questo non è sempre sinonimo di alta qualità; vi sono produttori che, pur avendo prodotti eccellenti, non possono avvalersi del marchio DOP perché non è stato certificato nella loro zona. Queste sono solo alcune indicazioni per potersi districare un po’ meglio nella dfficile scelta del migliore olio extravergine di oliva.

    IGP (Indicazione Geografica Protetta)

    L’etichetta IGP garantisce che le fasi più importanti del processo produttivo sono svolte in una determinata zona geografica. Per esempio l’olio pugliese IGP (puoi approfondire qui www.laterradipuglia.it/gastronomia/lolio-di-oliva-pugliese) vuol dire che si tratta di un olio con provenienza geografica garantita (in questo caso la Puglia) dall’Unione Europea. Con questa etichetta il consumatore ha la garanzia di acquistare un prodotto sicuro evitando il rischio di subire una frode alimentare.

    Sono più di 400 i produttori pugliesi che hanno ottenuto il marchio IGP e producono più di 300mila tonnellate di olio all’anno.

    Classificazione in categorie merceologiche

    A livello comunitario esiste una classificazione merceologica che suddivide l’olio di oliva in cinque categorie differenti, a seconda della qualità e della freschezza delle olive, oltre che del grado di acidità e del tipo di lavorazione (fonte https://www.agraria.org/industrie/classificazioneoli.htm):

    1) olio extravergine di oliva: ricavato dalla spremitura meccanica delle olive, è caratterizzato da un’acidità non superiore a 0,8 grammi per 100 grammi (0,8%); è un prodotto privo di difetti, con note fruttate. La sua lavorazione avviene in maniera tale che le condizioni termiche non causino alterazioni di alcun tipo nell’olio.

    2) olio vergine di oliva: di qualità inferiore rispetto a quello precedente, è ricavato anch’esso dalla spremitura meccanica delle olive, ma è caratterizzato da un’acidità non superiore a 2 grammi per 100 grammi (2%).

    3) olio lampante (non commestibile):  in passato utilizzato come combustibile per l’illuminazione, è un olio che presenta difetti organolettici gravi. Non è ammesso al consumo.

    4) olio di oliva: utilizzabile per le fritture, è una miscela di olio rettificato con oli vergini o extravergini; ha un’acidità libera non superiore a 1 grammo per 100 grammi (1%).

    5) olio di sansa: è il meno pregiato tra quelli in commercio; ottenuto dalla miscela di olio di sansa raffinato con olio di oliva vergine, è caratterizzato da un’acidità libera non superiore a 1 grammo per 100 grammi (1%).

    Per scegliere un olio di qualità è, ovviamente, necessario fare riferimento alle prime due categorie sopra riportate che contengono olii ottenuti dalla sola spremitura meccanica delle olive. Tuttavia, anche se potrebbe essere logico pensare che la scelta migliore sia quella attinente alla categoria dell’olio extravergine di oliva, non è così ovvio; all’interno di questo gruppo, infatti, vi sono compresi sia prodotti di alta qualità che altri di qualità inferiore.

    La suddivisione dell’olio nelle cinque categorie merceologiche è effettuata seguendo un set di parametri e di valori di riferimento che risalgono a più di 50 anni fa. All’epoca, i metodi di produzione dell’olio di oliva erano profondamente diversi, così come i livelli qualitativi che, oggi, sono decisamente più elevati; ne consegue che vi sono numerose differenze, sia dal punto di vista sensoriale che dal punto di vista salutare e nutritivo.

    Tutto questo, oltre ad essere motivo di confusione per i consumatori che non comprendono le differenze tra un prodotto e l’altro, comporta una forte penalizzazione per i produttori di olio di alta qualità. Dal punto di vista merceologico, infatti, i loro prodotti vengono equiparati ad altri che, però, hanno caratteristiche decisamente differenti o inferiori.

    Per questo motivo, nel settore si parla da tempo di un’introduzione di nuove categorie merceologiche o, almeno, di una revisione di quelle presenti in modo da consentire a produttori e consumatori di identificare al meglio le differenze tra un olio extravergine di oliva di alta o bassa qualità.

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