Mangiare sano e mangiare bene, spesso vengono considerate due cose diverse. Mangiare sano è mangiare verdure, mangiare bene è mangiare grasso. Mangiare sano è mangiare scondito, mangiare bene invece è mangiare saporito. Queste sono ovviamente delle estremizzazioni, ma rispecchiano pressappoco la corrente maggioritaria di tutti coloro che non si avvicinano al mondo del biologico o del vegan preferendo restare nella comfort zone data dalla cucina tradizionale. Questo è senza ombra di dubbio un pregiudizio, e come tutti i pregiudizi, va scardinato prima che si consolidi.
Mangiare bene vuol dire mangiare biologico
Mangiare biologico però non vuol dire rinunciare al sapore. La filiera del biologico serve solamente per rendere più genuine le pietanze che arrivano sulla nostra tavola. Al di là delle materie prime, come frutta, verdura, cereali legumi, carne, farine e latticini, che si differenziano da quello che si trova negli altri scaffali di un supermercato solo per le tecniche di produzione meno invasive e per il prodotto e per l’ambiente (e per il fatto che nel biologico non sono ammessi OGM per legislazione comunitaria), un discordo diverso è possibile per i prodotti trasformati.
In questo caso la garanzia ulteriore che ci viene data dal biologico è che il prodotto confezionato sarà, in effetti, più sano. Questo soprattutto a partire dal 2021, oramai alle porte, in cui entrerà in vigore un nuovo Regolamento attuativo comunitario (cui rimandiamo – per esaustività) che darà un ulteriore giro di vite al biolgico. Ma già oggi la quantità di conservanti, edulcoranti e correttori di acidità nei prodotti biologici è legata da stretti legacci, che si estendono anche anche alla qualità dei prodotti utilizzati, allo scopo di correggere il sapore e conservare un prodotto confezionato, riducendo ad uno striminzito elenco (cui fanno parte anche l’acqua e l’aceto, per intenderci) quelli che sono gli additivi utilizzabili in prodotti biologici. Alla fine di tutto il percorso quindi, dall’origine del prodotto, alla sua lavorazione, fino alla sua consumazione, il prodotto si porterà dietro meno scorie e sarà qualitativamente più buono.
Mangiare bene vuol dire mangiare DOP e IGP
DOP e IGP non sono sigle che danno garanzia della biologicità ma della provenienza di un alimento e della sua originarietà, nel senso che un dato prodotto viene ancora oggi realizzato come da tradizione, entro le logiche innovazioni tecnologiche, che non vanno però ad interferire con la tradizione. Come anche per il biologico, anche per ottenere qeste certificazioni ci sono molte normative, sia europee che nazionali, da dover rispettare. E come per il biologico, maggiori controlli significano un prezzo più alto. Ma anche in questo caso quello che si acquista è una maggiore genuinità, di un prodotto che è realizzato secondo tradizione, cosa che generalmente, almeno in Italia, è sinonimo di qualità.
Mangiare bene significa mangiare vegano o vegetariano
Questa è un’affermazione decisamente controversa. A seconda del regime alimentare che ciascuno rispetta, questa frase potrà essere vera, vera solo in parte, o non lo sarà affatto. Ci sono però dei dati di fatto che sono irrefutabili ed il primo è che, pur essendone noi la patria, il nostro stile alimentare si è allontanato parecchio dalla dieta mediterranea che tanto è famosa nel mondo. La dieta mediterranea prevede un’alimentazione molto più ricca di verdure e di legumi di quanto non lo sia di carne, insaccati e formaggi, questo perché ha le sue radici in una civiltà rurale e povera, come quella della maggior parte della nostra popolazione fino al secondo dopoguerra.
Allo stesso modo, è stato il benessere ad allontanarci da una dieta mediterranea che oggi vede legumi e verdura più come l’eccezione che la regola. Per questo sicuramente avvicinarsi ad uno stile di vita più vegetariano, se non addirittura vegano, può essere salutare. Il mercato inoltre oggi offre moltissime alternative – saporite – per avvicinare il mondo dell’alimentazione verde senza farsi prendere dalle vertigini per il cambiamento troppo improvviso e repentino.
Mangiare bene vuol dire mangiare solo prodotti con Aromi Naturali
Anche in questo caso, questa informazione è vera solo a metà. L’aroma, come oggetto di interesse in sé e per sé, sta assumendo forma e immagine solo negli ultimi anni, da quando è iniziata l’attenzione del consumatore ai nomi scritti in fondo all’etichetta. Solo in quel momento ci si è resi conto di come in pochi anni le confezioni di cibo industriale fossero state invase da aromi sintetici, ossia prodotti integralmente in laboratorio, assemblano molecole che hanno poco e niente a che fare con il prodotto di cui riproducono il sapore.
La cosa peggiore di questi aromi è che addirittura possono creare, dal nulla, un sapore, che appaia alle nostre papille gustative, perfetto come nemmeno la natura sa essere. L’effetto indiretto di questa diffusione degli aromi sintetici all’interno degli alimenti confezionati, è che il nostro senso del gusto sta mutando, diventando meno recettivo a salato e zucchero, abituandoci pertanto ad assumerne in quantità sempre maggiori, con tutto quello che comporta come effetto sulla nostra salute.
A differenza degli aromi sintetici, indicati in etichetta con la mera dicitura di aromi, la dicitura aromi naturali indica che l’aroma utilizzato all’interno del prodotto che stiamo acquistando è realizzato attraverso procedimento meccanici e non di sintesi chimica e che è estratto direttamente dall’alimento organico (ad esempio, estratto naturale di limone o di fragola o di bergamotto, per una elencazione più esaustiva si rinvia al sito della New Flavours, produttore italiano specializzato in aromi naturali e aromi biologici). Scegliere alimenti che abbiano aromi naturail di… significa acquistare un prodotto che è stato realizzato con aromi provenienti per più del 95% dalla stessa base organica. Quando la dicitura è invece è più generica, solo aromi naturali, allora ci troviamo davanti ad un mix di aromi.
Scegliere cosa mangiare, fuori dai luoghi comuni
Al di fuori dei luoghi comuni, la tendenza all’obesità mostrata soprattutto dalle fasce d’eta più giovani deve spingerci a riconsiderare la nostra alimentazione, riscoprendo la ricchezza della biodiversità agricola del nostro paese e della nostra cultura gastronomica.